Long Cold: cos'è il raffreddore infinito e come affrontarlo

    Non solo il COVID-19, ma anche altre infezioni respiratorie possono presentare forme "lunghe," ovvero sintomi che persistono per settimane o addirittura mesi dopo l’infezione iniziale. Nel 2023, un team di ricercatori britannici della Queen Mary University of London ha pubblicato uno studio in cui si evidenzia che anche malattie comuni come raffreddore, influenza e polmoniti possono causare effetti a lungo termine simili a quelli del long COVID. La durata e la gravità di questi sintomi prolungati potrebbero dipendere dalla variante del virus responsabile.

    Fino a quel momento, non esistevano studi approfonditi sulle forme di lunga persistenza delle infezioni da raffreddore o di origine influenzale. Tuttavia, grazie ai dati raccolti durante la pandemia, il team di ricerca ha analizzato informazioni provenienti da oltre diecimila persone, includendo sia individui risultati positivi al COVID-19 sia quelli affetti da altre infezioni respiratorie. I risultati hanno rivelato che anche il gruppo non affetto da COVID presentava una probabilità significativa di sviluppare sintomi prolungati, simili a quelli osservati nel long COVID. Questa scoperta ha aperto nuove prospettive di ricerca e aumentato la consapevolezza sull'impatto a lungo termine delle infezioni respiratorie comuni, contribuendo a una comprensione più completa dei possibili sintomi post-virali.

    Nel contesto del "long cold" alcuni dei sintomi più comuni riportati da chi aveva sofferto di un'infezione respiratoria prolungata includevano tosse, dolori addominali e diarrea, persistenti per oltre quattro settimane dopo l'infezione iniziale. I pazienti con COVID-19 tendevano a manifestare sintomi più specifici, come alterazioni del gusto e dell'olfatto, che sono particolarmente distintivi dell’infezione da coronavirus. Entrambi i gruppi, sia i pazienti COVID-19 che quelli con altre infezioni respiratorie, condividevano però sintomi come difficoltà respiratorie e stanchezza persistente.

    Lo studio, inoltre, ha suggerito che la gravità dell'infezione iniziale, inclusa l’infezione batterica, potrebbe essere un fattore determinante nel rischio di sviluppare sintomi a lungo termine: più grave è stata la malattia, maggiore è la probabilità di dover affrontare un recupero prolungato. Tuttavia, gli esperti avvertono che, nel corso delle ricerche, saranno necessari ulteriori studi per comprendere la ciclicità con cui alcuni pazienti sviluppano questi effetti persistenti, mentre altri ne sono esenti.

    È noto da tempo che vari virus possano causare sintomi persistenti, che vanno da lievi a debilitanti, per settimane o addirittura anni dopo l'infezione. Tuttavia, questi effetti a lungo termine sono stati spesso trascurati e non compresi appieno. Il Long COVID, colpendo un numero significativo di persone in breve tempo, ha contribuito a sensibilizzare maggiormente l'opinione pubblica e la comunità scientifica sulle malattie post-infettive e a lungo termine, favorendo una maggiore attenzione e ricerca in questo ambito. In particolare, il Long COVID ha evidenziato l'impatto di tali condizioni su diverse categorie di pazienti, favorendo una comprensione più approfondita delle sue manifestazioni e delle strategie per affrontarle.

     

    Nonostante non siano ancora completamente comprese tutte le cause, le infezioni respiratorie acute sono considerate un possibile fattore scatenante per malattie croniche come la ME/CFS (Sindrome da fatica cronica miopatica). Questa condizione è caratterizzata da un affaticamento debilitante, disturbi del sonno e sintomi che peggiorano con l'attività fisica. Sebbene le cause precise siano ancora sconosciute, gli scienziati ritengono che molteplici fattori, tra cui le infezioni virali, possano contribuire allo sviluppo della ME/CFS.

    Ad oggi, le principali cause proposte per la persistenza dei sintomi nel "long cold" sono le seguenti.

    • Infezione virale persistente: anche dopo la scomparsa del virus nelle vie respiratorie, potrebbe rimanere un serbatoio nel corpo che continua a replicarsi, causando una infiammazione cronica.

    • Autoimmunità: una risposta immunitaria anomala che persiste dopo l'infezione, scatenando una infiammazione continua.

    • Riattivazione di virus latenti: virus come l'Epstein-Barr possono risvegliarsi e causare infezioni, innescando sintomi durevoli.

    • Infiammazione cronica e danni tissutali: l'infiammazione persistente danneggia i tessuti, come nel caso delle alterazioni a livello del sistema nervoso centrale. Questo tipo di infiammazione può contribuire all'insorgenza di sintomi neurologici come difficoltà cognitive, "nebbia cerebrale" e dolore neuropatico.

    Tra i sintomi più comuni del "long cold" si riscontrano tosse, mal di stomaco e, in alcuni casi, diarrea. Questa situazione può verificarsi perché alcune infezioni virali, come quelle responsabili del raffreddore comune, possono influenzare anche il sistema gastrointestinale. I sintomi possono persistere per più di quattro settimane dopo l'infezione iniziale, portando a un disagio prolungato.

    Dunque, la diagnosi e il trattamento di queste condizioni risultano complessi a causa della varietà dei sintomi e della difficoltà nel collegarli a una causa specifica. La mancanza di test diagnostici complica ulteriormente il quadro, rendendo la gestione di questi disturbi particolarmente impegnativa per i professionisti della salute.

    Se i sintomi del raffreddore riguardano principalmente la parte superiore del corpo, come naso chiuso o che cola, congestione nasale e starnuti, è generalmente possibile continuare con le normali attività quotidiane. Tuttavia, se i sintomi si estendono al torace e all'area addominale, come nel caso di tosse intensa, congestione toracica, febbre, dolore di tipo muscolare o stanchezza, è consigliabile prendersi del riposo per consentire al sistema immunitario di recuperare. Nelle prime fasi del raffreddore, dunque, restare a casa e prendersi una pausa può accelerare i tempi di recupero, riducendo il rischio di complicazioni.

    Il raffreddore segue generalmente una progressione di sintomi che varia nelle diverse fasi: inizia spesso con mal di gola, per poi evolvere in affaticamento e febbre. Durante la fase acuta, i sintomi possono subire un peggioramento temporaneo, con un'intensificazione dei disagi. Dopo questa fase iniziale, si osserva di solito una graduale riduzione dei sintomi e un miglioramento complessivo. Tuttavia, se i disturbi peggiorano nuovamente o ne compaiono di nuovi, possono indicare la presenza di una possibile infezione secondaria. Ad esempio, in caso di febbre superiore ai 37,8°C per più di tre giorni, è consigliabile consultare un medico. Inoltre, l'uso di un farmaco antinfluenzale può essere preso in considerazione per alleviare le manifestazioni cliniche e gestire l'evoluzione dell'infezione.

    Il miglior modo per prevenire infezioni prolungate è, prima di tutto, proteggersi dall'infezione stessa. È essenziale mantenersi aggiornati sulla tipologia di vaccino disponibile, evitare il contatto ravvicinato con persone malate e adottare uno stile di vita sano. In caso di sintomi persistenti, è fondamentale consultare un medico per una visita o una valutazione approfondita; il professionista sarà in grado di diagnosticare correttamente la condizione.

    La prevenzione del "long cold" si basa in gran parte su misure preventive simili a quelle utilizzate per le comuni infezioni respiratorie. Oltre a una buona igiene personale, è utile adottare alcune accortezze e integrare con elementi che possono supportare il sistema immunitario.

    Tra le più comuni tecniche di prevenzione adottate per prevenire le infezioni respiratorie vi è l'assunzione di vitamina C: alcuni studi, infatti, suggeriscono che assumere questa vitamina prima dell’insorgenza dei sintomi potrebbe contribuire a ridurne la durata. La vitamina C, inoltre, può risultare particolarmente utile per chi è maggiormente esposto a virus, come i bambini che frequentano la scuola o gli asili nido in inverno, dove la riproduzione virale è più attiva a causa della concentrazione di più persone in uno spazio chiuso. Un'alimentazione equilibrata, che includa cibi ricchi di vitamina C, può quindi supportare il sistema immunitario, migliorando la resistenza alle infezioni stagionali.

    Fattore che non deve assolutamente essere sottovalutato in ottica di prevenzione è la cura personale. Il miglior sollievo deriva da un'adeguata cura di sé, che comprende il riposo, l'assunzione di molti liquidi e il mantenimento di un ambiente casalingo umido, tutti metodi efficaci per alleviare il malessere. Inoltre, un'accurata igiene personale, che prevede lavarsi frequentemente le mani, è cruciale per limitare la diffusione dell'infezione ad altre persone.

    Questi accorgimenti rappresentano strategie semplici ma efficaci per supportare il corpo contro le infezioni respiratorie.

    Trattamenti

    Le malattie respiratorie, sebbene spesso evitabili, richiedono un'attenzione specifica anche dal punto di vista del trattamento per alleviare i sintomi e accelerare il recupero. A livello globale, l'efficacia del trattamento dipende da interventi di sanità pubblica mirati a migliorare la diagnosi e la gestione clinica, con l'obiettivo di ridurre l'impatto delle patologie respiratorie e i relativi costi. Il passaggio dall'identificazione precoce dei sintomi alla gestione tempestiva della malattia è essenziale per garantire un trattamento adeguato.

    In gran parte dei casi, comunque, l'utilizzo di spray nasali decongestionanti, soluzioni saline o lavaggi nasali può risultare particolarmente utile. Questi trattamenti aiutano a ridurre la congestione, alleviare la pressione nelle cavità paranasali e migliorare la respirazione. Tali rimedi sono particolarmente efficaci nel caso della rinosinusite, che può derivare da infezioni virali o allergiche. La maggior parte delle persone con sinusite acuta migliora, tuttavia, senza necessità di cura antibiotica.

    In conclusione, il "long cold" può avere un impatto significativo sulla qualità della vita, limitando la capacità di svolgere attività quotidiane essenziali come il lavoro e lo sport. È fondamentale consultare un medico se i sintomi persistono, per evitare che la condizione peggiori e risulti un ostacolo duraturo allo svolgimento della propria routine.